
ROSSI- RIVAROLO
La famiglia Rivarola,
discende dal ceppo primordiale parmense che dette anche
origine ai Rossi di San Secondo. Dalle memorie esistenti
nell'archivio di Casa Rivarola e dall’albero genealogico è
comprovata l’ esistenza di un Wido (Guido ) padre di
Bernardo nei primi anni del mille.
Bernardo si distinse
come Capitano d’armate e possedeva una propria compagnia
d’armigeri. Rese molti servizi all’imperatore Corrado I,
nelle guerre sostenute in Italia, e per tali servizi,
nell'anno 1029, ebbe in dono il Castello di Rivarolo (ora
Rivarolo di Torrile) posto nel territorio parmense.
I due figli Sigifredo
e Guglielmo, dopo la morte del padre, si divisero i beni:
Sigisfredo continuò il ramo primogenito in Parma,
Guglielmo, da cui discendono i Rivarola, ereditò il
castello paterno.
Nella contesa tra
guelfi e ghibellini, Guglielmo, parteggiò per l’Impero
sostenendone la causa e subendone le conseguenze dopo che
l’esercito d’ Enrico fu sconfitto dalle armi della
Contessa Matilde di Toscana.
A Guglielmo furono
confiscati i beni e cacciato dal parmense, nel 1085, passò
in Liguria, nei pressi del fiume Entella, a circa due
miglia dalla foce, sopra un poggio, nel 1089 edificò un
castello, che in memoria di quello posseduto nel contado
parmense, volle chiamare Rivarolo. La storia di questo
avvenimento traspare da un’iscrizione marmorea scoperta
alcuni secoli dopo tra le rovine del maniero.
GUGLIELMUS RUBEUS PARMENSIS BERNARDI FILIUS
VARIIS DIVERSISQUE RERUM EVENTIBUS AGITATUS
HUNC IN LIGURIA SIBI ELEGIT LOCUM, UBI CASTRUM
ISTUD
SACRA AEDE MUNITUM STRUXIT, ET AB OPPIDO
RIVAROLO SUO PARMENSI RIVAROLUM NOMINAVIT
FASCIT DEUS ILLUD CONTRA FORTUNAE IMPETUS
SIBI POSTERISQUE SUIS PROPUGNACULO ESSE.
ANNO A PARTU VIRGINIS MLXXXIX. KAL. DECEMBRIS. |

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Wido
(Guido)
a) Bernado
a) Sigifredo Rossi
parmensi
b) Guglielmo (I) Rossi-Rivarolo
Emigra ne 1085 a Carasco(GE). 1089 fonda castello Rivarola.
Sposa Egeria Fieschi.
a) Francesco (I) Rossi-Rivarolo
a) Guglielmo (II) sposa Cecilia Giustiniano di
Garibaldo, citato in atti del 1183,1200,1208
b) Ugolino
c) Ugo
Guglielmo
terminata l’edificazione del castello, vi si stabilì
definitivamente e sebbene fosse avanti con l’età
prese in moglie Egeria (o Eugenia), sorella di Tedisio
Fiesco conte di Lavagna . Questa, in pochi anni, gli diede
tre figli, il primogenito fu Francesco, poi Ugolino ed
infine Ugo. La morte colse Guglielmo nel momento più
felice, lasciando i figli ancora piccoli alle cure della
sola Egeria.
Tedisio Fiesco, assieme
ad altri Conti di Lavagna suoi consanguinei, aveva
cominciato scorribande oltre i suoi confini. I Consoli
Genovesi pensarono di porvi rimedio munendo di castello
Chiavari e mettendovi un capitano per respingere ogni
attacco dei Fieschi. Tedisio, sospettando che il Comune
di Genova potesse un giorno volgere a suo danno il Castello
di Rivarolo, posto sul proprio confine, decise
d’impadronirsene e nell'anno 1105, lo diroccò fino alle
fondamenta.
Egeria vedendosi così
inumanamente trattata dal fratello, si rifugiò a Chiavari e
prontamente informò i parenti di Parma. Il 17 settembre
1105 scrisse a Rolando de Rossi, che a quel tempo doveva
essere il personaggio più autorevole del casato rossiano. La
lettera, come asserisce il Buschi, esisteva ancora intorno
alla metà del 1500, epoca in cui il conte Troilo Rossi di S.
Secondo la dona a Monsignor Matteo Rivarola che era Abate
in S. Antonio a Parma. Non si conosce l’esito della vicenda,
se Egeria ottenne oppure no, un indennizzo da Tedisio
Fieschi, sicuramente lei non ricostruì il castello.
Dal Foglietta e dal
Giustiniano, apprendiamo che i Consoli di Genova nel 1132 vi
fabbricarono un castello per opporlo ai vicini Conti Fieschi,
che nominarono pure di Rivarolo; ed il Casone, annota che
detto Castello fu eretto sulle rovine del precedente.
Comunque sia andata la
cosa, è un fatto ormai certo, che Guglielmo (I) de Rossi fu
colui che diede il nome di Rivarolo al primo castello innalzato in
Liguria, e che il nome restò alla circostante località
anche dopo la distruzione del fortilizio. Col tempo è
cambiata l’ultima vocale da o in a
trasformandone il nome in Rivarola.
Ridottasi Egeria ad
abitare a Chiavari con i figli, non trascorse gran tempo
che vi edificò una casa e comprò terreni, appena un secolo
dopo i discendenti formarono diverse distinte famiglie.
Questo traspare dai molti contratti che
compaiono nei protocolli degli antichi Notai di Chiavari:
così pure nel laudo che i Consoli di Genova il 15
aprile 1208 diedero ai Chiavaresi, in virtù del quale
veniva fra essi ripartito il terreno posto fuori le mura
verso Oriente, per un’area di 186 tavole, allo scopo
d’edificarlo. Dal quel laudo risulta, che, fra gli
altri, furono concesse 4 tavole a “Guglielmo (II)
de Rubeis per se et fratem”.
Il primo fra i
Rossi de Rivarolia che si trasferì a Genova fu Francesco I
figlio primogenito di Guglielmo. Questo trasferimento
risulta dagli atti del Notaro Callegepoli di Genova, dove è
chiamato Franciscus Rubeus de Rivarolia.
Da Francesco I nacque
Guglielmo (II), . Citato nel laudo suddetto, e fatta
menzione negli atti di Guglielmo Cassinense Notaio in Genova
dal 1183 al 1200, dai quali, tra le altre cose, risulta che
Guglielmo Rosso de Rivarolia, unitamente alla moglie
Cecilia, possedeva delle terre nella valle di Garibaldo.
Guglielmo II ebbe tre
figli: Ugolino, Nicolò e Francesco III . Nicolò si trova
indicato, assieme ad altri individui, nel contratto di
confederazione fra Carlo I Re di Sicilia e il Comune
di Genova, ( atti di Bartolomeo Tontamorgio, Cancelliere, 8
agosto 1262).
Nel medesimo anno
Nicolò cogli altri fratelli tornò ad abitare a Chiavari,
forse per il clima teso che si viveva a Genova, a causa
del governo arbitrario e dispotico di Guglielmo Boccanegra,
del quale, dice il Giustiniano: ” Che più non avendo
rispetto a cosa alcuna debita onesta, era diventato un
solenne tiranno”.
Questi tre fratelli
furono i primi a togliere il cognome "De Rossi", mantenendo
solo quello di Rivarolia, che da molto tempo usavano,
aggiungere a quello del loro antico casato. Non v’è da
meravigliarsi di un tale cambiamento dato che, come osserva
a proposito il Muratori nelle sue Antichità Italiane, a quei
tempi i nomi propri o cognomi non erano ancora stabilmente
fissati e di frequente accadeva che intere famiglie e
talvolta persino gli stessi figli di un medesimo padre
assumessero cognomi diversi gli uni dagli altri.
Ad esempio la
famiglia dei Conti Fieschi dove alcuni di essi, sebbene
fratelli, cugini, o nipoti, lasciavano il loro cognome
antico facendosi chiamare diversamente dagli altri. Così
Alberto e Gerardo fratelli Fiesco q.m. Pagano si nominarono
Bianco il primo e Scorza il secondo; così ugualmente loro
stretti parenti si dissero Pinelli, altri Ravaschieri, ed
altri Torre, dai quali poi ne discesero le nobili famiglie
dei Bianchi, dei Scorza, dei Pinelli, dei Ravaschieri, e
della Torre.
Della famiglia Rivarola
alcuni emigrarono, andando a stabilirsi in Sicilia , in
Spagna, in Corsica ed in Lombardia. Il ramo siciliano
arrivò nell’isola all’inizio del 1500 ove si distinsero
per gloria e valore Pietro ed Agostino di Ambrogio, ed i
discendenti di Oberto, Pietro e Nicola; acquisendo titoli
baronali, ed il Ducato della Roccella.
Il ramo spagnolo si
stabilì a Sivilia, dove nel 1653 Francesco Rivarola q.m
Stefano vi fondò un grosso maggiorasco, furono annoverati
fra i primi cittadini e si legarono per mezzo di
matrimoni alle nobili famiglie spagnole dei Pineda, dei
Rodriguez, dei Cardenas, dei Lopez e di ben molte altre
ancora. Personaggi si distinsero per valore, probità ed
ingegno, ricoprendo cariche importanti. Don. Giovanni
Felice Francesco Rivarola, benché spagnolo scrisse la:
"Descrizione Storica della Repubblica di Genova",
stampata a Madrid nel 1729, adornata con moltissimi stemmi
delle famiglie genovesi. |