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Appunti- storia

 

I nobili sposi

Pier Maria III de' Rossi Conte di San Secondo

di Elena Bini

 

Pier Maria III de’ Rossi nasce nel 1504, figlio primogenito del conte Troilo I e di Bianca Riario. Secondo Marchese e settimo Conte di San Secondo è nipote di Giovanni de’ Medici detto delle Bande Nere, noto condottiero figlio di Caterina Sforza come Bianca.

A quattro anni viene mandato a Firenze dal padre per compiere la prima educazione insieme allo zio, di soli sei anni maggiore di lui. Successivamente si reca in Francia dove diventa paggio alla corte del re. Tornato in Italia, succede al padre nel 1521 e il 13 febbraio 1523 è a Mantova con la madre Bianca per firmare il contratto nuziale che lo unisce a Camilla Gonzaga, nipote del marchese Francesco II, segnando così l’atto diplomatico più significativo della sua vita.

Compie le prime imprese militari a fianco di Giovanni delle Bande Nere, a Pavia nel 1525 e a Milano nel 1526, insieme all’esercito francese, dimostrando di avere bene appreso l’arte militare. Ottiene una condotta presso il pontefice Clemente VII nel 1526 e rimane al suo fianco anche nel maggio 1527, al momento del Sacco di Roma. All’inizio di giugno, non essendo ancora stati pagati i suoi uomini, seguendo l’esempio dello zio, accetta la richiesta dell’imperatore Carlo V, entrando nel suo esercito e dopo Roma lo segue a Trevi e a Terni. Nel 1529 – 30 partecipa all’assedio di Firenze ed è tra i sette testimoni che firmano la capitolazione della città, riportandola sotto i Medici. Sempre nel 1530, Carlo V conferma a Pier Maria i privilegi sui suoi feudi e viene nominato in dicembre Capitano dei soldati medicei. E’ in questi anni che egli commissiona ai collaboratori di Giulio Romano le decorazioni per la Sala dell’Asino d’Oro e per la Sala dei Cesari, rispettivamente camera da letto e studiolo del marchese, dimostrando anche doti di letterato e conoscitore d’arte .

Altre imprese militari lo confermano soldato forte e coraggioso: in Africa, in Francia (Piccardia e Provenza) nel 1536 e soprattutto a Castelnuovo in Dalmazia nel 1538. Nel 1539 torna a San Secondo, dove affronta i problemi col pontefice Paolo III: grazie all’intervento decisivo di Federico II Gonzaga, riesce a proteggere il castello e porta aiuti ai fratelli Giovan Girolamo e Giulio Cesare. Il 10 settembre 1539 l’imperatore conferma al conte la separazione dei suoi beni dalla giurisdizione parmense, liberandolo momentaneamente dalle mire farnesiane.  Tra il 1540 e il 1542 si trova in esilio a Venezia dove ha modo di frequentare assiduamente l’amico e letterato Pietro Aretino. Lasciato l’esercito imperiale, passa al servizio di re Francesco I di Francia e nel 1542 viene insignito del Collare dell’Ordine di S. Michele, massima onorificenza militare francese, ricevendo pure la nomina a Capitano delle Fanterie Italiane. Lo vediamo combattere ancora nel 1543 nelle Fiandre e nel 1545 a Boulogne. Purtroppo una grave malattia e le preoccupazioni crescenti legate all’insediamento dei Farnese nel ducato di Parma e Piacenza lo conducono alla morte nel 1547. L’immagine di Pier Maria III fu immortalata da Francesco Mazzola detto Parmigianino in un ritratto eseguito intorno al 1538/39 e che attualmente è esposto a Madrid, al Museo del Prado.

 

 

 

CAMILLA GONZAGA DE' ROSSI

di Elena Bini

 

Camilla Gonzaga nasce a Mantova ai primi del 1500 da Giovanni, fratello del marchese Francesco II e da Laura Bentivoglio, figlia di Giovanni signore di Bologna. Vive a Mantova fino al 1519, anno del suo trasferimento a Vescovado nei pressi di Cremona, che il padre aveva acquistato. Nel 1523 sposa il conte Pier Maria III de’ Rossi signore di San Secondo e fin dall’inizio svolge un ruolo fondamentale nella politica rossiana, sostituendosi sovente al marito, impegnato in battaglia, nell’attività diplomatica. Frequenti sono i suoi viaggi a Mantova, numerose le lettere inviate al cugino Federico II per richieste di aiuto contro i vari nemici (è datata 30 aprile 1527 una sua missiva per richiedere la difesa della Rocca di Berceto, attaccato dai Rossi di Corniglio). Interessante l’aiuto richiesto nel 1537 contro la minaccia farnesiana del pontefice Paolo III, che mirava ad attaccare il castello sansecondino e tempestiva la risposta del Gonzaga, che invia un esercito a protezione dello stesso. Il ritratto eseguito da Parmigianino intorno al 1538 – 39 ci trasmette un’immagine di donna dolce, attorniata da tre suoi bambini (fra cui l’erede Troilo II), ma allo stesso tempo decisa, forte anche solo con la semplicità di un gesto. Ed è per queste sue qualità che si faceva apprezzare presso la duchessa Caterina d’Asburgo moglie di Francesco III Gonzaga e Margherita d’Austria, moglie del duca di Parma Ottavio Farnese. Nel 1559 infatti accompagna la duchessa nelle Fiandre come dama di compagnia e passa successivamente al servizio di Isabella del Portogallo, moglie del grande condottiero Alessandro Farnese, cercando di aiutare il figlio Troilo nella conduzione alquanto difficile dei rapporti diplomatici. Camilla Gonzaga muore nel 1585 a San Secondo solo sei anni prima dei due figli Troilo ed Ippolito.

 

 

DA BIANCA A CAMILLA

Il matriarcato rossiano

di Elena Bini

 

11 agosto 1522: Pier Maria III de' Rossi e la madre Bianca Riario sono a Città di Castello per firmare il contratto nuziale che lega la sorella Angela Paola a Vitello Vitelli, signore e nobile condottiero. Matrimonio politico fondamentale per la storia del nostro casato,ma non solo, visto che per Angela i Vitelli costruirono due palazzi e chiamarano il Vasari per le decorazioni. Si tratta del primo passo diplomatico che Pier Maria compie, appena diventato marchese, a soli 18 anni. Sempre lo stesso anno è costretto a difendere il castello, in ricostruzione, dagli attacchi dei Rossi di Corniglio. Si dimostra già valoroso e il suo popolo nota compiaciuto che il giovane conte ha appreso bene l'arte militare dallo zio, Giovanni de' Medici.

13 febbraio 1523: il teatro dell'azione è Mantova, dove Pier Maria e Bianca si sono recati per questioni matrimoniali. Sono stati ben accolti dai Gonzaga, in particolare da Alessandro e Sigismondo, figli di Giovanni e di Laura Bentivoglio. I quattro firmano un altro contratto che lega per sempre il conte Rossi e Camilla. La dote viene fissata in 6000 ducati e, come si usava all'epoca, suddivisa in arredi, abiti, gioielli e denaro. Il prezzo della dote è maggiore: il marchese è consapevole che questa è la sua prima vittoria in ambito politico e la madre Bianca approva la scelta del suo primogenito. Ella già pensava agli apparati, alle feste, agli addobbi che doveva approntare nella Rocca. La vedova di Troilo si ricordava pure della gioia, del giubilo riservatile, nel luglio 1503, quando entrava per la prima volta nelle sue nuove terre, dalla gente e in particolare da Angela Scotti, la suocera.

Il ruolo di Bianca fu sempre importante: innanzitutto portò ai Rossi l'alleanza medicea, grazie al fratellastro Giovanni delle Bande Nere. Ma lei stessa si rivelò donna dal carattere forte, tenace, come la madre Caterina Sforza e contribuì allo sviluppo architettonico della Rocca, avviato dal suo sposo. Riuscì a capire le esigenze di questo casato, rimanendo presente a fianco del figlio nel governo del feudo, fino all'anno della sua morte (1530 c.). Lo stesso dicasi per Camilla, la quale abbandona la colta corte della zia Isabella d'Este e raggiunge San Secondo, intimorita per la separazione paterna, ma orgogliosa per la famiglia che stava per accoglierla. E' cosa nota che la giovane marchesa arrivò qui "al primo romper di primavera" (Pochettino). I documenti affermano che gli sposi erano di aspetto nobile e fiero: belli quindi secondo i canoni cinquecenteschi. Come la suocera lei stessa comprende bene il proprio ruolo: da subito avverte la responsabilità di mantenere ben saldi i rapporti con i Gonzaga e di sostituire il marito nella diplomazia, essendo lui impegnato di frequente in battaglia. Lo sarà per tutta la vita il conte, a fianco del Papa prima, con Carlo V poi, per essere consacrato definitivamente con Francesco I.

Tornando a Camilla, si reca a Mantova in più di un'occasione e lo farà sempre; tiene corrispondenza regolare con la celebre zia, con il cugino Federico II. Nel frattempo la famiglia può contare nuovi membri e il primo figlio, nato nel 1524 sarà il successore di Pier Maria: Troilo II. Il matrimonio porterà alla coppia sette figli, in maggioranza maschi, come era accaduto anche a Troilo e Bianca. Ma il condottiero sente pure la necessità di portare avanti l'edificazione dell'importante dimora iniziata dal padre. In quel periodo la moglie vedeva di settimana in settimana procedere i lavori di trasformazione di Palazzo Te. Aveva occasione di notare l'evoluzione delle decorazioni interne e ne scriveva al marito, che dopo poco tempo chiamava a San Secondo alcuni collaboratori del Romano per lavorare alla propria camera da letto e al proprio studiolo, luogo di potere, ma anche di ricche collezioni. Siamo al 1530. Qualche anno dopo il pittore Francesco Mazzola si fermerà in questa contea per breve tempo; sufficiente però per realizzare i due ritratti dei signori del feudo. Il conte compare da solo; Camilla invece con tre figli, sorridente. Le preoccupazioni, i problemi e le tensioni con i Farnese erano già iniziati e traspaiono dal volto altero del condottiero che ha rispettato la tradizione familiare seguendo la via delle armi. Le lettere autografe di questo personaggio ricordano che l'arrogante Pierluigi Farnese, duca di Parma e Piacenza, aveva imposto ai Rossi l'abitazione a Parma, ovviamente per poter meglio controllare l'ambizioso casato. Ma non gli fu possibile, poichè il conte gli rispose che piuttosto avrebbe rinunciato alla primogenitura. Una mossa azzardata, sicuramente coraggiosa, come quella di Pier Maria il Magnifico, che nel 1482 si era opposto al potere di Ludovico il Moro, subendone poi le conseguenze. Coraggioso come Camilla de' Rossi, altra figlia di Bianca, che dopo essere stata amante dello zio, viene cacciata da Venezia perchè s'intrometteva in questioni di politica. Se il fratello morirà nel 1547, stringendo la medaglia con il proprio motto "Aut te capiam aut moriar" (o ti prenderò o morirò), la moglie attenderà ancora parecchio, fino al 1583. Sempre tesa verso la famiglia, infaticabile, riuscirà ad entrare nella corte dell'odiata Margherita d'Austria, moglie di Ottavio Farnese, cercando di aiutare il figlio in una politica vissuta sempre più sul filo del rasoio, consigliando, scrivendo, perorando aiuti nelle corti amiche (Firenze e Mantova). Lontani erano i tempi spensierati, quando ancora sedicenne varcava le soglie della corte grande tra canti e suoni più fausti.