GIAN GIACOMO TRIVULZIO |
Gian
Giacomo Trivulzio nacque a
Milano e morì a Chartres,
Francia. Primogenito di Antonio Trivulzio ebbe come
fratelli Ambrogio, Erasmo, Renato e Gian Fermo.
Passò l’infanzia alla corte sforzesca compagno
di Francesco e Galeazzo Maria. Nel 1466 fu
con Galeazzo Maria in Francia alla corte di
Luigi XI.
Fu un grande condottiero
c oinvolto nelle complesse vicende che videro la
lotta tra il Re di Francia e l’ Imperatore per
il dominio dei territori italiani fra la fine
del XV secolo. Grande mecenate, coltivò amicizie
con gli intellettuali del tempo e commissionò
opere d'arte. Era descritto come basso di statura, robusto,
grosso, di colorito vivo, con fronte alta e naso adunco.
Severissimo, aveva il raro merito di mantenere
le truppe nella disciplina. Austero nei costumi, famoso perr la sua avarizia, possedeva un milione e mezzo di ducati. Appassionato lettore di Giulio Cesare, ne ammira le gesta a
tal punto che amava identificarsi col grande condottiero romano. Accumulò ingenti ricchezze
che in parte, secondo lo spirito del tempo, furono impiegate per finanziare opere artistiche come quelle commissionate al Bramantino la cappella Trivulzio
della Basilica di San Nazaro Maggiore ed il
ciclo dei dodici Arazzi dei Mesi, ora conservati al Castello Sforzesco. Sposa nel 1467 la
dodicenne Margherita, figlia di Nicolino
Colleoni, che porta in dote 7.000 ducati. Nello
stesso anno, è messo a capo di una piccola
squadra di lance spezzate e di galuppi, coi
quali controlla il contrabbando nel Ducato,
l’anno successivo nasce Gian Nicolò. Nella
primavera del 1476, si
reca in pellegrinaggio in Terrasanta con Guido
Antonio Arcimboldi, torna in ottobre per la morte del suocero
Domenico Aicardi Visconti e raggiunge Galeazzo
Maria in Piemonte. Combatte le truppe del
duca di Borgogna Carlo il Temerario
successivamente è con Roberto Sanseverino
all’assedio di San Germano Vercellese. In un
assalto alle mura, portato con le scale, è
ferito e fatto precipitare nel fossato. Il 26 dicembre viene
assassinato il Duca, resta
fuori da ogni intrigo e si segnala per la
fedeltà alla duchessa Bona di
Savoia. Nell'aprile 1477, segue
il Sanseverino in Liguria, per domarvi la
ribellione suscitata dai Fieschi. Nel giugno
1478 Passa in Toscana per aiutare i fiorentini
in guerra con i pontifici e gli aragonesi. Ra
Attraversa l'appennino a Pontremoli, si
ferma ad Olmo, nei pressi di Arezzo, dove fu
nominato maestro di campo con Niccolò Orsini,
Galeotto della Mirandola ed Alberto Visconti.
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Galeazzo Maria Sforza |
Nel luglio1479 difende
Bona di Savoia contro gli Sforza ed il
Sanseverino. Alla testa di 200 lance, ha
l’incarico con Giovanni Conti e Giovambattista
dell’Anguillara di soccorrere la rocca di
Montanaro, assediata da Ottaviano e Ludovico
Sforza; la località cede prima del suo arrivo,
per cui pone il campo sul passo di Cento Croci,
mette all’erta Compiano e la Val di Taro.Di
seguito è assediato in Borgo Val di Taro dal
Sanseverino.
Ludovico
s’accorda con Bona per governare al posto del
figlio Gian Galeazzo
di dieci anni.Nel 1480 è
chiamato a far parte del consiglio ducale dal Moro che gli conferisce
la signoria della Mesolcina. In quel periodo egli
si dedica ad aumentare
il suo patrimonio immobiliare e rendere
prestigiosi i suoi palazzi milanesi.
Nel febbraio 1482
assedia il
Sanseverino in Castelnuovo Scrivia; quando
costui riesce a fuggire in una sortita, ottiene
la resa dei difensori, si volge allora nel
parmense e scende a patti con Colorno,
altro feudo del Sanseverino. Subito dopo attacca
Pietro Maria dei Rossi, assediando con
Costanzo Sforza il castello di San Secondo
Parmense. Emana una grida contro i Rossi
ed i loro fautori, che sono considerati alla
stregua di ribelli; assedia il castello di Sant’Andrea
ma le operazioni sono ostacolate dalla
pioggia. Ha forti contrasti con il luogotenente
ducale Sforza Sforza; con il riprendersi delle
condizioni atmosferiche, a fine aprile, si porta
sotto Noceto che batte con le artiglierie. Nel
mese di maggio è nominato governatore di Parma
ed è inviato in soccorso d'Ercole d’Este, per
contrastare i veneziani. |

Luigi XII (Orléans) |
Nel maggio 1483,
combatte ancora i Rossi, cui toglie Torricella e
Basilicagoiano che gli è data in feudo
dallo Sforza. Nell'anno
muore a 28 anni sua moglie Margherita Colleoni.
A febbraio del 1484 effettua scorribande
sotto le mura di Crema; fa prigionieri 40 uomini
e sono razziati 280 capi di bestiame, che sono
condotti a Soncino. Tra marzo e aprile è
bloccato al campo di Soncino, dove sorgono gravi
disordini per il ritardo delle paghe. Fa
impiccare alcuni saccomanni colpevoli di rapine
e di omicidi; alcuni sediziosi vogliono
costringere il duca di Calabria Alfonso
d’Aragona ad abbandonare il campo. Il Trivulzio
convince quest’ultimo a rimanere e domina la
rivolta facendo strangolare il capo dei
rivoltosi. A seguito della pace di Bagnolo è
nominato arbitro per la restituzione di alcuni
beni tolti al San Severino nell’espugnazione di
Castelnuovo Scrivia e per il pagamento di vecchi
stipendi dovuti dagli Sforza al capitano.
Chiamato poi a decidere sui beni dei Rossi nel
parmense; arriva alla conclusione del
mantenimento dello status quo. |

Ludovico Sforza il Moro |
Nel 1486
si trasferisce alla corte di Ferdinando
d'Aragona a Napoli, per combattere i baroni
ribelli ed il 22 aprile 1487, è nominato conte
di Belcastro, per i servigi prestati alla corte
aragonese. A maggio
lascia
Napoli, ricevuto dal papa a Roma, passa al
soldo dello stato della Chiesa, per assediare in
Osimo Boccolino Guzzoni. Deve intervenire in
campo per disordini dovuti al ritardo
delle paghe e per discordie tra capitani,
fa abbattere tutte le piante intorno ad Osimo e
fa impiccare 5 turchi che hanno cercato di
entrare nella città. Colpisce la città con 3
bombarde, che abbattono la torre maestra sulla
strada delle Cinque Torri, un rivellino e buona
parte delle mura. I pontifici si ammutinano per
mancanza di paga ed abbandonano il campo; anche
il Trivulzio minaccia di allontanarsi se entro
otto giorni non arriva denaro e i
rinforzi: in realtà vende ed impegna le sue
argenterie ed altri gioielli e con il ricavato
assolda 1200 fanti, che sostituiscono gli
sbandati. Colloca le truppe vicino a
Castelfidardo ed allo scadere di una tregua
ripete i suoi assalti. Dopo 50 giorni di
scontri, conquista il monte dei Cipressi su cui
piazza due grandi cannoni di bronzo che rovinano
una delle porte ed il tratto delle mura
circostanti, costringendo la città alla resa.
Scorta il Guzzoni a Senigallia, rientra ad Osimo
e gli è affidato l’incarico di
sovrintendere alla costruzione di una rocca;
alcune statue, che ornano la piazza, sonoo
trasportate a Milano per essere collocate nel
palazzo comunale. Rientra a Roma dove è accolto
a ponte Milvio da Franceschetto Cybo, Virginio
Orsini ed altri nobilu romani, che lo conducono
in concistoro dal papa. Nell'occasione è
insignito della "Rosa d’oro", una collana d’oro
del valore di 1000 ducati con un pendente
costituito da una rosa di diamanti e grosse
perle.
Rientrato a Napoli si sposa con Beatrice d’Avalos d’Aquino.
Tornato a Milano fa decorare da
Bernardino Scotti il palazzo di via Rugabella.
Nel giugno 1488 ritorna a Napoli.
Nel
1493, è’ nominato
viceré degli Abruzzi. Il re di Francia
Carlo VIII, lo invita a passare al suo
servizio.
L'
11 giugno 1495, Luigi d’Orléans
occupa
Novara e si fa proclamare dux Mediolani.
Gian Giacomo abbandona il Moro e passa al
servizio dei francesi. Nel mese di luglio
si accampa a
Fornovo ed ha con il Gié il comando
dell’avanguardia (450 lance francesi ed
italiane, altrettanti arcieri e balestrieri a
cavallo e 3000 svizzeri). Attacca i collegati,
comandati da Francesco Gonzaga, e supera le loro
linee: su suo consiglio i francesi lasciano
incustoditi i carriaggi, per far sì che gli
stradiotti veneziani si mettano a saccheggiarli
piuttosto che partecipare allo scontro, e fa
muovere l’ala sinistra. La cavalleria francese
ha la meglio sugli avversari in un’ora; dopo la
vittoria, con Francesco Secco e Camillo Vitelli
propone invano ai francesi di inseguire gli
italiani in fuga oltre il Taro. Nel ritirarsi
verso Piacenza, provvede con i cavalli leggeri
all’approvvigionamento delle truppe avvalendosi
del sostegno dei guelfi locali. In Agosto
si ferma a Vercelli con 40 lance, nell’attesa
dei necessari rinforzi per aiutare coloro che
sono assediati dai nemici in Novara. Fa
ammutinare nel campo sforzesco 500 svizzeri, che
entrano nella città e ne rafforzano il presidio.
E’ dichiarato ribelle dallo Sforza ed è bandito
dallo stato, ed a Milano, è dipinto in più parti
impiccato per i piedi come previsto per i
traditori. Ad ottobre è’ stipulata la pace
fra i contendenti; il Trivulzio è assolto da
ogni bando e gli sono restituiti i suoi beni nel
ducato milanese. E’ insignito del titolo di duca
di Venosa e gli è riconfermata la condotta di
100 lance e di 100 balestrieri a cavallo; ha
pure il comando di 3000 fanti.
Nel febbraio
1496 ad Amboise è decorato con il collare di
San Michele. Carlo VIII lo invia a Parigi
con Antonio Maria da Sanseverino, per
convincere il parlamento cittadino sulla
bontà della guerra in Italia; rientra a
Lione ad aprile. A settembre è chiamato a
far parte del consiglio reale, che si tiene
a Vercelli.
Nel 1497, muore Carlo VIII e
sale al trono
di Francia Luigi d’Orléans (Luigi XII).
Nel Luglio
1499, invita il re di Francia Luigi
XII ad allearsi ufficialmente con i
veneziani ai danni del duca di Milano:
promette la conquista della Lombardia in tre
mesi. A settembre occupa Milano,
entra per porta Ticinese e di reca al
Duomo. Tre giorni dopo arrivano i soldati
francesi che sono collocati a San Francesco,
a Sant’Ambrogio ed a Santa Maria
dell’Incoronata. Il Trivulzio cerca di
ristabilire in fretta l’ordine tra i
francesi, facendo impiccare senza processo i
soldati sorpresi a rubare (dei pani, una
gallina) o colpevoli di molestie sessuali.
Assedia il Castello Sforzesco, che cede
senza eccessivi contrasti dopo soli 15
giorni, corrompendone il governatore
Bernardino da Corte. Per i suoi meriti, gli
è concessa una pensione di 10000 lire, è
nominato maresciallo di Francia, ufficio
vacante per la morte del Debaudricourt, ed
ha in feudo Castelnuovo Scrivia, tolto a
Galeazzo da Sanseverino. E’ pure creato
marchese di Vigevano con Cassolnovo
(acquistata da Ludovico Tornielli),
Villanova, Garlasco, Confienza, Vespolate,
Borgomanero, Gambolò: il titolo marchionale
gli è conferito per la sua rinuncia
all’artiglieria del Castello Sforzesco (di
sua spettanza), valutata in 11000 ducati.
Si riposa per quattro giorni a Vigevano e
subito è pronto per una grande partita di
caccia al cervo ed ai caprioli, che si
svolge a Gropello Cairoli.
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Palazzo di Via Rugabella durante
la demolizione |
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Il 18
ottobre Luigi XII è a Milano, viene ricevuto
alla Corte Vecchia dov'è i imbandito un grande
banchetto organizzato dal più grande cuoco del
momento, Mastro Martino de’ Rossi, al servizio
di Gian Giacomo. Il 7 novembre Luigi XII
riparte per la Francia lasciando come
luogotenente il Trivulzio che nel nell'occasione si
fa coniare una medaglia commemorativa col capo
laureato alla maniera degli imperatori romani. |
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Il 27
gennaio 1500, Milano si ribella al
Trivulzio che per sicurezza spedisce al
suo castello di Mesocco tutti i suoi beni mobili
e fa trasferire la famiglia dal palazzo di via
Rugabella in Castello. Il 2 febbraio Ascanio
Sforza
entra
a Milano, ma il Castello non riesce a
conquistarlo. Tre giorni dopo Ludovico il Moro entra in città
e G. Giacomo si rifugia nel castello di Melzo. Il
10 aprile il Trivulzio assedia Novara
dove si era rifugiato Ludovico il Moro, che
viene tradito dai suoi mercenari svizzeri, fatto prigioniero è portato in
Francia. Il 15 aprile: Gian Giacomo rientra a
Milano ma non riesce a tenere a bada la
rappresaglia francese contro le famiglie
ribelli. Luigi XII, vista la sua impopolarità, affida la gestione del Ducato al
cardinale George d’Amboise, per impedire
che il risentimento milanese
crei nuovi disordini. Il 5 giugno
si reca a
Grenoble, per partecipare al Consiglio generale,
quando ritorna non ha più incarichi
politici. Si dedica alla sistemazione del
palazzo di via Rugabella, danneggiato dagli
avvenimenti bellici, ordina a Bernardino Scotti
di provvedere a una nuova decorazione e finanzia
il restauro del monastero del Lentasio,
prospicente il suo
palazzo di via Rugabella. Gian Pietro Valla
gli dedica l’edizione De expetendis
et fugiendis rebus scritta da suo padre
Giorgio Valla.
Nel
1502,
Luigi XII
lo fa signore di Castell’Arquato
a
giugno
si
trova a
Parma ed agevola il genero Ludovico della
Mirandola a rientrare in Mirandola a spese
del fratello Giovan Francesco. L'erudito
Piattino Piatti gli dedica gli
Epigrammata.
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Nel 1503
furono commissionati a Bartolomeo Suardi detto il Bramantino
i cartoni degli Arazzi
dei Mesi, mentre a Cristoforo Solari detto il
Gobbo sono commissionati 6 medaglioni in marmo
per il palazzo di via Rugabella. Angelo
Callimaco scrive un Panegyris Trivultia
con una miniatura del Trivulzio a cavallo. (conservato alla Biblioteca Trivulziana). Nel 1504 il
mastro arazziere Benedetto da Milano
inizia la tessitura degli Arazzi
dei Mesi a Vigevano. Gian Giacomo pensa al
suo monumento funebre, da collocare nella
basilica di S. Nazaro, e nel maggio 1505, in
occasione del ritorno di Leonardo a Milano per
terminare la Vergine delle Rocce,
gli commissiona il progetto. Nel 1506,
Piattino Piatti gli dedica le sue
Epistole latine.
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Il 23 maggio
1507, entra
in Milano con Luigi XII, in onore del
sovrano da una grande festa nel suo palazzo:
tutte le strade che portano ad esso, dal
Malcantone e da Sant’Eufemia, sono decorate con
archi di trionfo e colonne; è pure costruito un
padiglione sulla piazza di San Nazzaro e Celso.
I festeggiamenti gli costano 50000 ducati ed esibisce i primi
sei Arazzi dei mesi. |
Nell'ottobre
1507 è a Parma e vi fa costruire 13 nuovi
bastioni tra le porte: per l’entità della spesa
prevista, è costretto a rinunciare
all’incamiciatura della muratura ed a costruire
tali opere di legno e terra compattata. Per
l’arrivo di 1200 fanti tedeschi, che dal
Trentino si spostano verso il centro Italia,
attraverso i territori della Serenissima, si
colloca con 300 lance nel parmense per bloccarli
sul confine. I fanti si rifugiano a Bozzolo. |
Nel
1508, comanda 600 armati e 5.000 fanti in trentino,
contro l’imperatore Massimiliano. Un
anno dopo partecipa alla battaglia di Agnadello vinta
contro Venezia. Nel mese di luglio del 1509
Luigi XII rientra trionfalmente a Milano da Porta
Romana e come per gli antichi trionfatori romani, il Trivulzio si fa coniare una medaglia con la sua statua
equestre (Coll. Trivulziana). Nel 1509, Mastro
Benedetto da Milano termina gli
Arazzi dei Mesi .
Nel
1510
Giovan Pietro Belbano da Vigevano dedica a Gian Giacomo
un codice di falconeria (Bibl. Trivulziana), decorato
con una miniatura di soggetto venatorio. Nel 1511, Il
Bramantino inizia a progettare il
Mausoleo Trivulziano, ma deve sospendere i lavori per motivi politici
fino al 1518. Nel luglio 1511 convocato dal re a
Milano, depone la carica di luogotenente e di capitano
generale di cui ora è insignito il Foix. Il 20 giugno 1512,
Ottaviano Sforza prende possesso di Milano a nome di
Ercole Massimiliano, il Trivulzio si ritira con
l’esercito francese ed il 29 dicembre Ercole
Massimiliano entra in città.
Il 13
marzo 1513, Luigi XII si allea con
Venezia per scacciare lo Sforza. L’esercito francese è
guidato da Gian Giacomo e quello veneziano da Teodoro
Trivulzio, ma il 5 e 6 giugno gli Svizzeri ad Arietta
vincono i Francesi che a novembre con la resa del Castello sono
costretti a tornare a casa. Il 1
gennaio 1515,
Alla morte di Luigi XII, il nuovo re di Francia
Francesco I gli concede in Francia nuove entrate per
6000 franchi e presenzia
la sua incoronazione.
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Francesco I |
Il 13-14 settembre,
parte da Pavia, arriva alle porte di Milano dove i
patrizi milanesi gli rendono omaggio; si presenta a
porta Ticinese per fare ribellare Milano agli Sforza.
Combatte a Melegnano inserito nell’ala destra e si
segnala ancora una volta per il suo zelo; gli è ucciso
il cavallo e corre il rischio, ad un certo punto, di
essere fatto prigioniero. La battaglia risulta la più
sanguinosa di quegli anni. Il Trivulzio può ora entrare
in Milano, dopo che un suo araldo è quasi impiccato
dagli svizzeri per avere intimato la resa; vi riceve il
sovrano al suo ingresso e manda il Tempestino ad
assediare la rocca di Vigevano. La
battaglia contò 6000 morti francesi e 15.000 morti
svizzeri. Secondo Gian Giacomo fu una battaglia di
giganti per l’intensità del fuoco, i grandi numeri in
gioco, lo scorrere del sangue, la metodicità di
combattimento di Svizzeri e Tedeschi, l’uso
dell’artiglieria, mentre la cavalleria era marginale.
Ad Ottobre
il castello dove era Ercole
Massimiliano si arrende e Francesco I entra a
Milano. Ercole Massimiliano va in Francia. Francesco I
fu ospitato a Cassino Scanasio da Gian Giacomo, poi a Milano si
stabilisce nel palazzo del Carmagnola. Nel marzo
1516,
l’imperatore Massimiliano assedia Milano sperando
nell'aiuto di
una sollevazione popolare, ma il Trivulzio riesce a
mantenere l’ordine ed a trattenere i Francesi che
vogliono ritirarsi. Ad aprile, Odet de Foix incarica Gian Giacomo del comando di
Milano, ma si rende subito impopolare per l'imposizione
di nuove
tassazioni.
Andrea Assaraco
pubblica
il suo libro Sarracus Assaracus Andreas Trivultias
Historiae novae ac veteres presso lo stampatore
Gottardo da Ponte.
Nel
gennaio 1517 è firmata la pace tra francesi e spagnoli;
sono licenziate 10 lance della sua compagnia per il
ridimensionamento delle spese di guerra, a maggio
rifiuta l’offerta
fattagli dal papa Leone X di divenire capitano generale
dello stato della Chiesa: si sente troppo vecchio per l’
incombenza. Nel settembre il nuovo governatore di
Milano, il Lautrec, impone ai cittadini una nuova taglia
di 100000 ducati (di cui 50000 per aumento di dazi) da
versare agli svizzeri, come è previsto dal trattato di
pace. Il Trivulzio si rifiuta di dare il suo consenso;
non vuole neppure consegnare a Galeazzo da Sanseverino
Castelnuovo Scrivia, restituita a quest’ultimo da
Francesco I. Il consiglio parigino gli dà torto e lo
condanna a rifondere al rivale le spese sopportate. Il
Lautrec lo discredita e trae argomenti falsi sulla
sua amicizia del Trivulzio con i veneziani e
all’alleanza conclusa mesi prima con i grigioni.
Nel
1517,
Gian Giacomo è così mal ridotto che deve essere
trasportato in lettiga. Ottiene l’approvazione per la
costruzione del Mausoleo
Trivulziano davanti a S. Nazaro, ed il 5 agosto è
posata la prima pietra.
Nel
1418
si reca in Francia, caduto in disgrazia anche per i
maneggi dello ChateauBriand, cerca vanamente di
incontrarsi con il re. A Chartres non riesce a farsi
ricevere in udienza; rinuncia all’accordo con gli
svizzeri e concede metà della sua compagnia al figlio
Camillo, che lo ha accusato a corte. Muore a 78 anni in
tale città a dicembre con sospetto di avvelenamento. Gli
sono tributati funerali solenni dallo stesso re e la
salma è esposta per quattro giorni nella chiesa di San
Francesco. Il suo corpo è portato il 19 gennaio
1519 a Milano per essere sepolto in un primo tempo a
Sant’Eustorgio e poi nella chiesa di San Nazzaro e
Celso. Per le esequie, che si svolgono a Milano, sono
spesi 4000 ducati, recita
l’orazione funebre il cosentino Antonio Tilesio,
insegnante di retorica a Milano.
Nel
1521,
il palazzo di via Rugabella
subisce il saccheggio da parte delle truppe imperiali,
Gian Francesco Trivulzio fu preso in custodia
da Ferdinando d’Avalos, parente della nonna
Beatrice e si salvarono dalle
devastazioni gli Arazzi dei Mesi e della Guerra
di Troia perché prestati.
Il 28
aprile 1535, nell'inventario dei beni che
Gian Francesco Trivulzio riceve dalla nonna
Beatrice d’Avalos, sono presenti sia gli
Arazzi dei Mesi sia quelli della Guerra di Troia, quest'ultimi donati il 2 luglio 1550 alla basilica degli
Apostoli e S. Nazaro. che saranno venduti nel 1617 e da
allora se né persa la traccia. Nel gennaio 1547,
muore,
Beatrice d’Avalos, ed il 14
luglio 1573:
muore a Mantova
Gian Francesco Trivulzio senza eredi maschi
viventi.
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Mausoleo trivulziano |
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