RESIDENZE
ROSSIANE
In questa pagina sono
descritte alcune residenze occupate per lunghi o
brevi periodi da componenti la famiglia Rossi.
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CREMONA
Nel XVII secolo i Rossi esiliati da
San Secondo dai Farnese passano la loro vita tra Milano e
Farfengo.
Negli anni 1562 e 1582 ottengono
privilegi dalla città di Cremona e nel ‘600 acquistano un
palazzo nei pressi di San Michele Vecchio ed un giardino
detto “Horto del bastione”.
Nel ‘700 i Rossi spostano il loro
baricentro amministrativo in questa città ed i loro
patrimonio comprendeva possedimenti a Soresina, Farfengo, Lomellina
e nel parmense.
Scipione I acquista nel 1709 un
palazzo da Polissena Stanga e Francesco de Cesari posto in
Strada grande vicino alla chiesa di Sant’Agata nei pressi di
porta San Luca.
Il palazzo venne costruito nel ‘400
dal Marchese Cristoforo Stanga, i Rossi lo ristrutturano nel
700 facendogli perdere quasi totalmente la sua
veste quattrocentesca: ne rimane traccia solo nella parte
superiore del lato orientale visibile dal vicolino (chiuso)
che lo costeggia. Questa presenta una serie di finestre
centinate e la gronda sgusciata a vele unghiate ed oculi
inscritti, concepita secondo canoni bramanteschi. La
facciata principale risente dell'assenza del portale
marmoreo sul Corso, considerato tra i più insigni della
Lombardia e scolpito da Giovan Pietro da Rho e dal fratello
Gabriele, scultori della cerchia dell’Amadeo, , nel
1875-80, fu rimosso e venduto dal proprietario ad un
banchiere di Marsiglia che a sua volta lo rivendette al
Museo del Louvre dove è attualmente conservato. A Cremona si
può così solo vederne il calco conservato nel salone dei
quadri o sala del consiglio in Palazzo Comunale. Il resto
dell’edificio è frutto della ristrutturazione settecentesca
voluta da Federico II Rossi: particolarmente interessante la
fronte di un bel barocchetto vivacizzato, al mezzanino e al
piano nobile, da cornici sagomate, cartocci a rilievo e
intrecci di ferri battuti. Dal cortile interno si accede
allo splendido scalone monumentale costituito da una rampa
centrale che si divide in due successive perpendicolari
opposte, arricchite da una balaustra tardo barocca scolpita
in pietra, autentico capolavoro del generale. Il vano dello
scalone è decorato con rilievi e dipinti, tanto sulle pareti
che sul soffitto, che accentuano l’effetto scenografico
dell’insieme. Nel 1715 risulta essere riccamente arredato,
con stanze adorne di arazzi e corami e le pareti mostrano
una cospicua raccolta di quadri tra cui spiccano i ritratti
degli antenati:
“ 13 quadri con cornici di pero
con sopra ritratti antichi delli signor
dell’Eccellentissima Casa Rossi”
Palazzo Stanga-Rossi
S. Secondo si trova in corso Garibaldi, 257 - privato -
26100 Cremona
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ROMA
Palazzo Cesi di via della Maschera d'oro
E’ nel cuore del Rione Ponte,
che sorse nei primi anni del '500 l'edificio oggi denominato
Palazzo Cesi. Il palazzo fu fatto costruire dai Gaddi, ricca
famiglia di mercanti fiorentini, già affermatasi in Roma sin
dal '400, l'autore è rimasto, purtroppo, ignoto. Attraverso
una riproduzione custodita nel Museo "Albertina" di Vienna,
è possibile avere un'idea delle mirabili decorazioni, con
affreschi a chiaroscuro e graffiti, che impreziosivano la
facciata su via della Maschera d'Oro, successivamente andate
in rovina e irrimediabilmente perdute in quanto ricoperte
con pittura. Furono eseguite da due artisti all'epoca molto
affermati a Roma: Polidoro da Caravaggio (1495-1546) e
Maturino da Firenze (+1528), gli stessi che decoreranno
subito dopo il prospiciente Palazzo Milesi (che, seppure
assai rovinato, consente ancora di ammirare qualche traccia
dei decori). Lo stesso Vasari ebbe a definire tali
decorazioni piene di grazia e di fantasia. Vi erano, tra le
altre, rappresentate scene di sacrificio, di storia romana,
di guerra e di caccia, figurazioni allegoriche e immagini
dello sbarco di genti orientali nel Lazio. Sulla porta di
ingresso al palazzo (n.21 di Via della Maschera d'Oro) vi
era lo stemma di Clemente VII Medici, con accanto quello dei
GaddiI e quello dei Gomez, famiglia questa cui apparteneva
Caterina, prima moglie di Luigi Gaddi.
Il palazzo passò, successivamente, ai ROSSI di San Secondo.
Poi, nel 1567, il Conte Sigismondo de ROSSI di San Secondo
lo rivendette ad Angelo Cesi, figlio di Giangiacomo e
di Isabella di Alviano.
Dai Cesi venne, quindi, dato in locazione nel 1570 a D. Ugo
Boncompagni, che lo occupò fino alla sua elezione al soglio
pontificio (col nome di Gregorio XIII), dopodichè tornò
nella disponibilità della famiglia Cesi.
Le successive vicende dell'edificio, che da allora assunse
la denominazione di Palazzo Cesi, lo videro ceduto nel 1798
ad Ulisse Pentini, quindi acquistato dal barone Camuccini
(figlio del celebre pittore Vincenzo), che nel 1855 lo
rivendette ad un nobile britannico, il duca di
Northumberland. Fu poi ceduto ai Santarelli e, infine, nel
1929, al signor Salvatore Buffardi.
Nel palazzo vi fu, per un certo periodo di tempo, durante la
proprietà Pentini, la Depositeria Urbana dei pegni di Roma.
Trattasi del luogo e dell'ufficio determinato per il
deposito generale e per la custodia dei pegni giudiziali,
nonchè per eseguirvi gli incanti e le vendite degli oggetti
pignorati stessi, successivamente trasferita nel palazzo
Palombara in via dell'Impresa. Nel 1940, in seguito ad
esproprio, il palazzo passò al Ministero della Guerra, per
essere adibito a sede del Tribunale Militare di Roma. Dopo
aver ospitato per oltre 35 anni il Tribunale Supremo
Militare e la Procura Generale Militare, oggi accoglie il
Consiglio della Magistratura militare e gli Uffici
giudiziari militari superiori.
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VILLA "IL BARONE"

La
Villa del Barone in
Giuseppe Zocchi,
Wiews of Florence and
Tuscany, P. Morgan Library, New York 1971, n. 51.
La Villa "Il Barone" si trova
in provincia di Prato, nella zona di
Montemurlo, salendo per
la via di Bagnolo di sopra. L’edificio più
esattamente chiamato, "Il Barone", è situato sulle
pendici del monte Iavello
e domina la vallata che
porta verso Albiano.
La grandezza della dimora
rispecchia lo status del
committente Bartolomeo di Baccio –Valori .
Entro le sue mura
nacque la congiura contro
i Medici, capeggiata dallo stesso Baccio
Valori, da Filippo Strozzi e da
Anton Francesco Albizi,
che si concludeva il 2 agosto 1537, con la
sconfitta dei fuorusciti, la loro condanna a morte
e la confisca dei beni.
In seguito la Villa del
Barone, ebbe diversi proprietari
: i Panciatichi
, i Rossi di San Secondo (1557-1693), i Tempi
di Firenze (1693-1824) e infine il pittore
Cristiano Banti
(1824-1904). Nel corso del
XX secolo fu prima destinata ad ospizio, poi
abbandonata fino a giungere in pessime
condizioni ai nostri giorni. Rilevata da una
società immobiliare
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MILANO

Palazzo Rossi poi Acerbi |
Il
fabbricato risale alla seconda metà del quattrocento e
si trova nei pressi di Porta Romana, ebbe come primo
proprietario il conte Pietro Maria Rossi di San Secondo
. Nel 600 l'edificio fu fatto ricostruire dal marchese
Ludovico Acerbo, alto funzionario ducale. Ludovico,
dedito ad una vita mondana, ne fece una residenza
lussuosa ed elegante, degna di ospitare feste e
ricevimenti di gran richiamo. Nel 1840 il palazzo fu
adibito ad albergo, per divenire agli inizi del
Novecento, di proprietà dei Volpi-Bassano. La facciata,
su tre piani, ha conservato l'aspetto secentesco.
Conserva un cortile porticato su colonne che
sul fondo si collega con una cortein stile
rococò su cui si affacciano terrazze e balaustre. Un
vasto e luminoso scalone a tre rampe conduceva alle
stanze padronali, oggi adibite ad uffici. Solo questo
piano conserva la planimetria e le decorazioni
originali, restaurate negli anni 80 del millenovecento.
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